Tuscany Trail 2018, day#4: da Buonconvento a Pitignano
Metà Tuscany Trail è andato via abbondantemente, non resta tantissimo, quindi sveglia presto e via lungo la Val d’Orcia!…ehm diciamo che il quarto giorno non è proprio cominciato così.
Sveglia comoda alle 7, bici pronta quasi subito, perché essendo in albergo non c’è sacco e tenda da smontare. Ma soprattutto perché perdersi la colazione abbondante dell’albergo? Come pazzi affamati abbiamo fatto fuori un intero buffet, dopodiché qualcuno come me si è messo in sella ed è partito sotto una leggera pioggerellina, qualcun altro ha posticipato di qualche minuto.
Dopo Buonconvento si finisce quasi subito sullo sterrato, che in effetti si tratta sempre di strade bianche o similari, legate alla via Francigena.
Il tratto pianeggiante non esiste, o si sale o si scende, superando ad una ad una le colline di un paesaggio che ha dell’incredibile…quel paesaggio che è noto a tutto il mondo come Val d’Orcia.
C’è poco da spiegare, chissà in quanti l’hanno fatto prima di me. Qui la natura si è superata. Pedalare lungo i sentieri della Val d’Orcia è un problema grosso, perché si è tentati di fermarsi ogni due minuti per l’ennesima foto e non fai altro che dirti “ma già l’hai fatta la foto al paesaggio!“…”sì l’ho già fatta, ma come faccio a non farne un’altra qui???“, dove per “qui” magari poi si intende cento metri dopo.
E si va andanti così, col cielo che man mano perde quelle nuvole piovose e fa spazio ad un bel sole che asciuga quegli immensi prati verdi.
Dopo un bel po’ di sali-scendi, quando si è ben impolverati dal pietrisco bianco dei sentieri, ecco che compare il primo borgo, cioè San Quirico d’Orcia, che si annuncia con una gradinata e una vigilessa che avvisa di scendere dalla bici e portarla a mano.
Una chiesa e una strada, dove qualche ciclista fa la prima sosta al bar.
Finito il borgo è un’altra immersione nella Val d’Orcia, dove ricomincia quel moto ondoso tra le colline verdi.
Una piccola deviazione di poche centinaia di metri porta alla cappella della Madonna di Vitaleta, un simbolo della Val d’Orcia agli occhi del mondo.
Dopodiché si sale a Pienza, il gioiello pensato per il Tuscany Trail 2018. Al borgo si arriva dopo aver costeggiato un vera e propria terrazza sulla Val d’Orcia…chiamarlo spettacolo è riduttivo.
Anche il borgo stesso è molto carino, ai balconi delle case rurali ci sono tanti fiori e abbondano locande e negozi di prodotti tipici. Approfitto per la mia sosta gastronomica e mangio un ottimo panino con salumi e formaggi. Il titolare mi propone una birra artigianale, notando il simbolo di Kbirr sul mio completino e quindi finiamo per parlare di birre toscane e partenopee.
Lascio anche Pienza alla volta dell’ultimo tratto di Val d’Orcia, da lì a poco inizierà la Maremma.
Continuo in solitaria fino a quando il sentiero incontra la strada asfaltata. C’è un gruppo di quattro ragazzi che procedono spediti con un buon ritmo di pedalata e ne approfitto per accodarmi.
Maciniamo km molto velocemente fino al successivo bivio con lo sterrato, meno comodo di quello delle strade bianche.
Primo guado del fiume, secondo e poi anche terzo…piedi e scarpe bagnate anche oggi, ma ormai ci ho fatto l’abitudine.
Troviamo ancora l’asfalto, siamo sempre compatti e da quello che abbiamo sentito, l’asfalto ci condurrà fin sopra Radicofani, “cima Coppi” dell’intero Tuscany Trail. Ma le voci erano false, bastava dare un occhio a google maps per capirlo. Dalla strada principale si volta a destra e si sale lungo un lungo sentiero sterrato.
Poca acqua e inizio di fame, per la prima ci pensa gentilmente uno dei ragazzi che ha una buona scorta e mi riempe gran parte della borraccia, nella quale aggiungo i sali. Persone che conosci da nemmeno qualche ora, ti darebbero anche l’anima, un cameratismo assurdo.
Intanto inizia la famigerata salita per Radicofani, nulla di impossibile, ma va “rispettata” e affrontata con serenità e pazienza, anche perché c’è un sole che alle prime ore del pomeriggio raggiunge un grado di calore asfissiante.
Purtroppo proprio nella partenza in salita, un leggero e normale sforzo del ginocchio sinistro, mi fa avvertire un dolore lampo sulla parte alta, tra il ginocchio e la coscia. Mi chiedevo da qualche giorno come mai ancora dovesse venirmi la solita bandelletta sul lato della gamba, della quale già soffro quando percorro troppi km e invece ecco qualcosa di nuovo, che non conosci e non sai come gestire. Questo dolore fitto e sporadico (almeno per questa tappa) sarà la mia croce fino a Capalbio e darà un fastidio immane.
Un colpo di pedale dopo l’altro, litri di sudore che scendono, il ginocchio che ci mette il suo e velocità fissa sulla corona più alta della cassetta pignone. Sulla mia MTB è montata una da 9 velocità, direi abbastanza scomoda in questo tipo di trail o almeno spesso avrei preferito qualcosa di più leggero e agile.
Non è stata una passeggiata, ma anche Radicofani è archiviata. Su in cima siamo a 800m, la maggiore altitudine di tutto il Tuscany Trail e in effetti con l’arrivo delle nuvole fa anche un po’ freschetto. Riempito borracce, sciacquata la bici che dopo i guadi era diventata di nuovo un pezzo di fango e qualche frutto acquistato da portare con me. I ragazzi si fermano lì al borgo, io parto quasi subito con l’obiettivo di arrivare a Pitignano o quanto meno lì vicino.
Il giorno successivo ho intenzione di raggiungere Capalbio, quindi ogni km in più percorso oggi sarà utile l’indomani. Da Radicofani a Pitigliano sono circa 55 km abbastanza pianeggianti, sempre “toscanicamente” parlando.
I primi 12 km vanno via facili, è tutta discesa fino a Ponte a Rigo, con una prima piccola parte su asfalto e poi tutto sterrato. Lì si ritorna su asfalto per un bel po’ di km, pedalando sul confine tra Toscana e Lazio fino a raggiungere l’ingresso della città di Sordino. Un finto ingresso perché proprio lì a due passi dal cartello che annuncia la città, si devia sulla sinistra verso una strada secondaria immersa nel verde.
Proprio lì all’ennesimo guado di giornata, becco alcuni tizi di Roma che approfittano per fare il bagno nelle acqua del lago che si forma davanti al guado. L’acqua è pulitissima e invitano anche a me a fare lo stesso, l’idea non sarebbe male, anche per darmi una pulita e togliermi il sudore di dosso.
Ma mi fermo pochissimo per chiedere qualche info e ripartire. Intanto la batteria dello smartphone è nuovamente quasi a zero, la powerbank grossa di 20000mAh è scarica e mi resta solo una più piccola con la quale al massimo posso caricare altre due volte il dispositivo. L’attacco a quella e inizio a seguire uno dei ciclisti incontrati al laghetto, attaccando discorso. Lungo la salita sulla strada principale si vede all’improvviso un bellissimo borgo arroccato sul tufo, è Sorano. Il borgo è stupendo non solo da lontano ma anche entrandoci, col tufo hanno costruito tutti gli edifici, sembra uscire proprio dalla roccia.
Ci fermiamo ad un bar dove ci sono gli altri componenti del gruppo di Roma. Anche loro puntano a Pitigliano e si parla di un’osteria dove mangiare tagliata di carne quella sera, mi invitano e ovviamente accetto!
Da Sorano proseguo con loro e inizia una lunga e veloce discesa verso Pitigliano, un vero e proprio lancio a 50km/h verso il secondo borgo che raggiungiamo in pochissimi minuti. Anche Pitigliano si mostra in tutta la sua bellezza, il sole basso delle 19 la avvolge creando un contrasto di luci e ombre sul tufo stravolgente. Tutti si fermano per una foto che non renderà mai quella bellezza evidente dal vivo.
Ai piedi di Pitigliano si può proseguire sull’asfalto fino al borgo, perché lungo il sentiero delle vie cave c’è stata una frana.
Non ricordando questa info, seguo uno dei ragazzi lungo il sentiero che porta su. Una smazzata inutile e anche pericolosa visto che ad un certo punto, dopo qualche tornante, si passa su uno stretto sentiero con diversi metri di strapiombo. Entriamo io e la bici giusto di misura e la metto sul lato esterno in modo che se dovesse cedere il terreno, la faccio cadere senza farmi trasportare. Ma fortunatamente, dimenticando le mie vertigini, il tratto è breve e si passa subito.
Non ho visto tantissimi borghi italiani, ma penso che Pitigliano è insieme a Scanno (ne parlo qui) il più bello che abbia mai visto. Lascia un senso di autenticità che non ha perso per darsi un tono turistico, come forse è accaduto ai borghi della val d’orcia.
Una fontana ci accoglie sulle gradinate e un’altra nella piazza del paese, dove una terrazza di arcate affaccia sulla vallata sottostante.
Aspettiamo altri due ragazzi del Tuscany Trail e andiamo alla fatidica cena dell’osteria.
Inutile dire quanto ho mangiato! Il tutto accompagnato ovviamente dal bianco di Pitigliano. Una serata in allegra compagnia tra romani e rumeni, tutti partecipanti al Tuscany Trail, finita in un brindisi con lo spumante gentilmente offerto da chi ci ha suggerito il posto.
Dopo la cena, intorno alle 23, è necessario cercare un posto dove accamparsi. È il momento giusto per provare i faretti da bici. Partiamo tutti dalla piazza per questa pedalata notturna che ci fa guadagnare anche un bel po’ di km per il giorno dopo.
Finito l’asfalto che porta giù, inizia lo sterrato e il bosco. Nonostante la luce dei fari, è tutto più difficoltoso ma si procede comunque dando occhio a qualche distesa di terra dove montare le tende.
Dopo qualche km, al di là di una rete in ferro, c’è una vasta radura e decidiamo di fermarci lì. Tende e bivacchi pronti, finalmente si va a dormire sotto un cielo stellato mai visto prima.
È l’ultima notte del mio Tuscany Trail, l’indomani c’è l’arrivo a Capalbio e si dormirà al centro sportivo.