Tuscany Trail 2018, day #5: da Pitigliano a Capalbio
Eccomi per l’ultima tappa, quella dell’arrivo, quella di Capalbio, ma anche quella della Maremma, dell’Argentario e del mare.
L’ultimo giorno ha quell’euforia e quell’adrenalina della partenza. È il giorno che non ammette ma, se, forse…davanti agli occhi c’è solo Capalbio e lo striscione dell’arrivo.
Da Pitigliano a Capalbio sono poco più di 100 km.
Alle 5.30 suona la sveglia e pian piano dalle tende e dai bivacchi escono fuori le facce assonnate dei compagni di quella notte trascorsa nella radura di “chissà-dove-sono”.
Con la luce dell’alba scopriamo che abbiamo dormito in un posto stupendo, la radura è molto più vasta di quanto sembrasse di notte. Un paesaggio collinare senza confini delineati che ricorda più le colline senesi che la Maremma in cui ci troviamo.
Qualcuno si prepara in breve tempo, io ci metto un po’ di più per sistemare la tenda tutta bagnata esternamente per l’umidità, ma alle 6 sono già sui pedali.
I primi km sono una successione di frequenti salite, brevi ma spesso con una pendenza da non sottovalutare.Il ginocchio di tanto in tanto si fa sentire col suo dolore lancinante, tanto da sembrare che all’improvviso possa spezzarsi il legamento. Ma continuo senza strafare troppo in salita e facendo forza maggiormente nella spinta con la gamba destra. Al momento è ampiamente sopportabile.
Il paesaggio è cambiato radicalmente, le colline hanno lasciato spazio ad ampie campagne coltivate della Maremma.
Dopo un bel po’ di sterrato, arriva l’asfalto che dovrebbe condurre a Marsiliana, dove ho pensato di fare colazione. Ma di quel paese nemmeno l’ombra, perché la traccia lo oltrepassa perifericamente e quindi non vedo centri abitati. Infatti proprio poco prima di entrare nella città, si svolta su un percorso che segue il corso del fiume Albegna. Il sentiero non è lunghissimo, si tratta di circa 15-16 km, ma sembra non terminare mai. Inizialmente è largo e pedalabile, poi proprio nella fase finale diventa uno stretto passaggio tra l’erba alta che essendo secca e spesso spinosa, non fa altro che graffiare le gambe. Si tratta in effetti di una zona stepposa e piuttosto arida, che non rende piacevole il tragitto e non ha niente a che fare con i paesaggi della Maremma visti fino a pochi km fa.
Come se non bastasse il paesaggio poco felice, ci si mette il dolore al ginocchio che in questo momento diventa un vero e proprio tormento. Fa un male tremendo e dal suo essere frequente, diventa costante, il che mi fa davvero temere per l’Argentario, dove volente o nolente, devo spingere sui pedali per salire.
Provo a cambiare stile di pedalata, ad alzarmi sui pedali, a spingere con una gamba e accompagnare con l’altra (ho i pedali normali senza l’aggancio), ma niente da fare. L’unica cosa che noto e ne avrò poi conferma dopo, è il fatto che risulta meno fastidioso se non interrompo la pedalata piuttosto che interromperla e poi ricominciare, come solitamente si fa in discesa.
Intanto finalmente termina il corso del fiume e con esso anche questo sentiero, che mi riporta sull’asfalto e quindi nella città di Albinia. Sono a pochi metri dal mare ma essendoci pinete e campeggi non si vede nulla. Faccio un’abbondante colazione in questo paese che dall’aria che si respira sembra molto simile alla parte settentrionale del Cilento, zona Paestum, dove ci sono ugualmente vaste pinete prima del mare.
Sono le 10 del mattino e ho percorso in Maremma i primi 56km di quest’ultima tappa per Capalbio, dopo la colazione risalgo sui pedali e si riparte. Dopo questo quarto d’ora di riposo il dolore è peggiorato e la pedalata è un calvario, però man mano che pedalo sembra leggermente dimiuire. Fortunatamente sono gli ultimi 50 km, quindi denti stretti e in qualche modo termineranno.
Da Albinia a porto Santo Stefano è una lunga strada trafficata che costeggia i tantissimi camping della zona, alla fine della quale finalmente il mare! Dopo mi rendo conto che c’era una deviazione da fare, ma essendo breve e vedendo che arriva nello stesso punto della strada, non fa nulla…penso siano gli unici 300 metri, non solo della tappa in Maremma, ma di tutto il Tuscany Trail, in cui sia uscito fuori traccia.
Davanti a me l’ultimo ostacolo prima del traguardo finale: il monte Argentario, dove la Maremma incontra il mare.
È molto presto, sono quasi le 11 e decido di andarci davvero piano, con marcia leggera e senza sforzare troppo il ginocchio dolorante. Lo stomaco è stato riempito abbastanza ad Albinia e con me una borraccia intera con i sali, più un’altra mezza solo acqua.
La salita inizia alle spalle del porto. Si sale senza sforzi, anche quando l’asfalto lascia il posto allo sterrato. Un po’ pietroso ma nulla che sia troppo fastidioso ad una MTB.
Prendo fiducia e mi auguro che sia tutto così e che le voci sentite e risentite siano solo inutili dicerie.
Il percorso sull’Argentario non è un classico percorso da scalata. Non si sale fin su e poi si scende. È un alternarsi di salite e discese, dove le prime sono più lunghe delle seconde nella fase di ascesa e viceversa in quella di discesa, questo fa sì che in effetti le salite non finiscono mai e ti accompagnano fino alla fine.
Dopo i primi km si arriva nella parte alta che affaccia ancora sul lato di porto Santo Stefano, inutile dettagliare quanto sia bello il panorama. Per ora il cielo è stato piuttosto nuvoloso.
Il ginocchio? Nessun grosso fastidio, di tanto in tanto sento tirare ma direi che è stato molto peggio in mattinata.
Dopo il panorama, il sentiero entra verso l’interno della montagna, meno rocce e più bosco, col sole che vien fuori dalle nuvole e riscalda l’ora intorno a mezzogiorno.
Il peggio arriva quando si è quasi sul versante di porto Ercole. Il sentiero diventa molto sassoso e spesso bisogna scendere e spingere. I tratti in salita hanno una pendenza che anche spingendo a piedi, con le ruote che si bloccano sulle rocce, diventano un ostacolo immane. C’è chi non è sceso dalla bici ed è riuscito a pedalare, ma da solo lassù è meglio non rischiare di cadere e chiudere in bellezza.
Fa caldo, tanto caldo, e l’acqua va via come il vento per rimpiazzare litri di sudore che vengono giù. Quando la mappa mi mostra che dovrei essere a poche centinaia di metri dall’altitudine massima, ho due dita d’acqua coi sali nell’unica borraccia rimasta. Nessun cristo ha pensato di metterci una fontana quassù?
L’ultimo tratto della fase ascendente penso sia uno dei più brutti che abbia visto in tutta la mia vita. Cento metri di rocce rossastre su una pendenza pazzesca. Ombra nemmeno a pensarci e il sole delle 13 si diverte sulle mie braccia, che resteranno bruciate a fine giornata.
Bagno a Ripoli, Radicofani e ora anche l’Argentario…avessi fatto una sola salita in un orario decente in tutto il Tuscany Trail?!?
In cima si finisce sull’asfalto e per un attimo mi illudo che da lì a porto Ercole, al di là di quel promontorio sul mare (che panorama!), sia tutto asfalto.
Solo illusione, il tratto in asfalto non è altro che un attraversamento stradale che porta al sentiero che inizia giusto di fronte a quello appena terminato.
Il lato positivo è che ora si inizia a scendere, affrontando altre ripide salite, ma nel complesso, almeno psicologicamente sai che si scende verso l’agognata Porto Ercole.
Piccoli sorsi per bagnare le labbra con quel poco d’acqua diventata calda da poterci buttare la pasta. Salite che si impennano sotto al sole, in successione a tratti in discesa nell’ombra del bosco, che per pochi istanti danno un sollievo dall’importanza immane.
Intanto di altri ciclisti nemmeno l’ombra, la stupidità di affrontare quest’inferno nell’ora di punta sembra sia stata solo mia.
Se avessi avuto acqua mi sarei fermato all’ombra di un albero e continuato più tardi, magari nel frattempo sarebbe passato anche qualche altro ciclista. Ma di acqua nemmeno a parlarne e bisogna completare quanto prima quel delirio.
Prima, seconda, terza salita…”prima o poi finisce!“, continuo a dirmi ad alta voce, sperando di non finire io prima delle salite! 🙂 Alla fine di quella che dovrebbe essere la discesa più lunga che porta fino a 50 metri s.l.m, trovo un parcheggio pieno d’auto. Auto parcheggiate = bar o ristorante!…ma anche questa è solo un’illusione. Le auto sono parcheggiate lì perché c’è una lunga serie di scale che porta giù ad una caletta sul mare.
Abbandonata l’ultima speranza di bere, affronto spingendo a mano l’ultima salita, che pensando positivo, è su alfalto. Incontro un altro ciclista, non ne vedevo uno da porto Santo Stefano. Anche lui ha poca acqua quindi non gli chiedo nulla, il suo sguardo parla da solo peggio del mio.
L’ultima discesa tutta panoramica su asfalto è fantastica, sia per bellezza che come cura mentale.
Arrivo nella graziosa porto Ercole, un’acqua cristallina anche nel porticciolo.
Chiedo ad un tizio se esiste una fontana (o devo buttarmi a mare?). Mi dice che per bere posso usare l’acqua della pompa davanti alla gelateria, ma è evidente che non ha capito le mie intenzioni. Lo ringrazio dicendo che vorrei anche “sciacquarmi” un po’ e quindi mi indica una fontana proprio a bordo molo. Nemmeno il tempo di indicarmela, che già sono seduto a terra sotto al rubinetto con l’acqua che mi scorre addosso come una cascata…il paradiso!
Dopo la rinfrescata, anziché partire subito per Capalbio, mi fermo a mangiare in riva al molo ad una focacceria (per loro pizzeria) che mi ha indicato sempre il tizio alla fontana, col quale passo qualche minuto a parlare di quella zona così bella. Intanto arrivano anche i due ragazzi rumeni, che si siedono a mangiare con me e poi andiamo insieme ad un bar per il gelato. Ora sto davvero di nuovo bene in tutti i sensi.
Gli ultimi 20km per Capalbio li percorro insieme ai due rumeni, chiedo di come visitare la Romania e la Transilvania e diventa così una bella pedalata pomeridiana. Bellissimo il tratto nella boscaglia della Feniglia, che credevo un semplice parco/pineta e invece ho scoperto sia una vera e propria riserva naturale ricca di animali. Becchiamo anche i romani della sera prima che fanno la pernichella nel bosco, anzichè completare il Tuscany Trail. Loro sì che hanno capito il vero spirito di questo evento, che personaggi!
La Feniglia termina sulla sabbia della spiaggia e direi che mancava solo la pedalata sulla sabbia per completare questo Tuscany Trail, dove ho visto qualsiasi tipo di manto stradale.
Prima di giungere a Capalbio, si attraversa la cittadina di Ansedonia. Due brevi salite mi fanno ricordare il dolore al ginocchio, ma ormai c’è solo il sorriso di chi è a pochi km dal traguardo.
Alle ore 17.20 di mercoledì 6 giugno entro nel centro sportivo di Capalbio, passando in bici sotto la scritta d’arrivo. Metto la firma come 351esimo arrivato su 756 partecipanti.
La serata finisce lì, tra risate, mangiate e bevute. Tanti racconti mentre arrivano altri volti conosciuti. Trovo il tempo e la forza per dare una pulita a bici e borse, un’ultima birra con gli amici rumeni e poi pernottamento in palestra sul materassino gonfiabile. Dormo poco se non niente, per colpa della scottatura sulle braccia e alle 4 sono già in piedi per prepararmi e andare in stazione.
Dopo diversi cambi treno, alle 11.30 sono nella stazione di Napoli. Salgo in bici per gli ultimi 10km che mi restano fino a casa…il resto è e sarà un meraviglioso ricordo di una faticosa ma stupenda esperienza sportiva e di vita. Quello che fino a poche ore fa maledicevo, si è già trasformato in nostalgia.