Berlino come l’ho vista io
Al ritorno da Berlino mi son chiesto la stessa cosa di Atene… “come è possibile che ancora dovevi visitarla???“
Forse me l’aspettavo diversa e l’avevo messa in coda ad altre preferenze, poi quando a parità di prezzo ho dovuto scegliere tra Budapest e la capitale tedesca, con tutto il rispetto per l’Ungheria ma una capitale tedesca è pur sempre una capitale tedesca!
Dopo 6 giorni, al decollo da Schönefeld, ho capito che la prima impressione avuta all’arrivo, dopo la prima passeggiata, era quella giusta. Città cosmopolita, grigia da film in bianco e nero, dai servizi ottimi, in continuo cambiamento, una città dove bisognerebbe restarci qualche mese per viverla più che per visitarla.
Berlino non piace, ma conquista e finisce per farsi amare, ma perchè?
Non è certo l’assurda puntualità dei treni, figuriamoci se lo è quella costante aria grigia e super umida che ti entra nelle ossa. Se si pensa al paesaggio direi che è totalmente assente, ne monti, ne laghi, ne mare, tantomeno colline, solo uno pseudofiume che non ha nulla di diverso da un qualsiasi naviglio di Milano. E nemmeno il cibo, perché se si pensa a quello strettamente locale, la scelta è davvero povera e dopo qualche giorno finisce per stancare.
L’amore per Berlino nasce per il suo movimento…è una città che si muove, che non sta mai ferma e che dà l’idea di essere sempre pronta al cambiamento. In metropolitana, nei musei, nei quartieri, nel suo quotidiano, c’è movimento e cambiamento. Lo si nota nella quantità e nel continuo divenire di mostre e musei di qualsiasi genere, dalla quantità di eventi musicali, dall’architettura, dall’espressione artistica così capillare e perchè no, anche dalla quantità di edifici in costruzione che intasano la metropoli di lavori in corso.
A Berlino c’è quel sapore cosmopolita di una città in cui la contemporaneità prova (e ci riesce) a dare un senso e una risposta a quel passato, ancora troppo vicino, di un’epoca che ha visto la città straziata, consumata e percossa dalla storia.
Per Berlino non si può scrivere un articolo su “come visitarla in un giorno” o “cosa vedere in un weekend”…non c’è nulla di più o meno importante dell’altro, per poter fare una toccata e fuga. Se non avete un tempo minimo di almeno una settimana, lasciate perdere, non la capireste e sarebbe davvero un peccato, perché Berlino va capita non visitata.
Nel suo essere così multiculturale e multietnica, i suoi quartieri così diversi l’uno dall’altro, il parallelismo tra la vita in strada e quella nelle stazioni della metropolitana, mi hanno ricordato vagamente New York nella sua versione europea. Direi con certa convinzione, che se ti piace New York non può che piacerti anche Berlino e viceversa.
Forse la differenza tra le due metropoli sta nella pulizia e nella sensazione di completa assenza di pericolosità di cui beneficia Berlino, mentre la pericolosa e sporca Grande Mela ne guadagna in mentalità più touristic-oriented ed estroversa dei suoi abitanti, che sono più affabili dei berlinesi, i quali spesso si sono rivelati scontrosi e poco avvicinabili. Forse sarò stato io sfortunato, ma mi è capitato spesso di ricevere risposte veloci e sfuggenti o anche sbuffature da parte di negozianti o camerieri per un qualsiasi misunderstanding nel chiedere qualcosa.
Cari berlinesi, soprattutto quelli biondini, keep calm! Come si può stare arrabbiati in una città dove i treni spaccano il secondo, assenza totale di traffico, piste ciclabili ovunque e strade più pulite di casa propria? In Italia, soprattutto dalle mie parti, prendereste una gastrite nervosa dopo nemmeno un giorno! 🙂
Questo aspetto sicuramente è meno influente sul turismo giovanile e poliglotta che affolla la città, ma si potrebbe rivelare problematico laddove il turista magari è anziano e parla un inglese stentato. Basti pensare che, nonostante i numerosi problemi di servizi, in alcuni borghi italiani ci sono camerieri e negozianti che col solo dialetto riescono ad aiutare in qualche modo turisti anche dell’estremo oriente, magari anche gesticolando pur di non farseli scappare.
Ma tutto questo è ovviamente legato alla mia esperienza di una settimana, che magari potrebbe rivelarsi completamente diversa per chi ci è stato di più.
In ogni caso a Berlino è bello immergersi il più possibile nella vita quotidiana. Caffè lungo e berliner (il dolce non la birra!) al mattino, pranzo di streetfood volante in uno dei tanti chioschetti di sandwich e curry wurst che affollano le metropolitane e le piazze, ma senza perdersi la vasta scelta di cibo etnico e internazionale, che diventa un’ottima alternativa al ripetitivo cibo tedesco ed è uno dei fattori che più mette in evidenza la multinazionalità di Berlino. Infine è necessaria una passeggiata da un quartiere all’altro, provando quella sensazione di aver varcato un netto confine di vita e di stile, accentuato anche dal fantasma di quel muro che in un certo senso ancora esiste.
Il muro è il chiaro effetto di una catastrofe e l’emblematica causa di un’altra. L’intera città sembra ruotare attorno ad esso, che è simbolo di un 900 in cui la stessa Berlino è stata protagonista. Un muro che essendo così vicino nel tempo, finisce per toccare sensibilmente le persone che la visitano, da quelli che l’hanno visto costruire a quelli come me nati ad inizio degli anni 80, che una sera di novembre l’hanno visto abbattere in mondovisione.
Ciò che fa strano è vedere come queste catastrofi del secolo scorso, sono oggi l’humus del turismo di Berlino, che sfrutta la faccenda sia per tour che per merchandising, oltre ai tantissimi musei a riguardo. Ma questo probabilmente ci stranisce solo per l’effettiva vicinanza in termini temporali, perché in effetti quante nazioni europee sfruttano antiche guerre, imperi e catastrofi per fini turistici? Noi italiani in primis.
Altra impressione di Berlino, forse dettata dal periodo invernale dell’anno, è stata quella di città deserta. Con questo non voglio dire che non c’erano persone, ma considerando il suo essere metropoli, per strada ho visto davvero poca gente rispetto a quanto mi sarei aspettato. La zona del Mitte è davvero poco frequentata, soprattutto la sera, fatta eccezione di alcune zone come la porta di Brandeburgo e l’Alexander Platz, che in ogni caso, in quanto a “frequentate“, sono molto lontane dalla folla di un Quartiere Latino a Parigi, di una Times Sq a NYC o di una Piccadilly Circus a Londra.
Se cercate gente, ne trovate molta di più in periferia, tipo a Kreuzberg o Prenzlauer, cosa esattamente opposta a tante altre città. Ma forse perchè a pensarci bene, il Mitte è solo l’attuale centro convenzionale, in quanto ogni quartiere di Berlino, proprio a causa della sua diversità, sembra avere un proprio “centro” ed in tal caso torna un pò quella similitudine tra Berlino e New York se proviamo ad eguagliare i quartieri dell’una ai boroughs dell’altra, anche se con un’estensione decisamente diversa.
Ritornando al periodo dell’anno, sinceramente non consiglierei di visitare Berlino nello stesso periodo in cui l’ho fatto io. Non per il freddo, perché per quello basta coprirsi, ma per le ore di luce. A gennaio l’alba è alle 8 e il tramonto alle 16.30, praticamente solo 8 ore scarse di luce che considerando le condizioni meteo, risultano anche di meno. Inoltre c’è tanto spazio verde che in inverno non è utilizzato e perde probabilmente bellezza, a meno che non sia imbiancato dalla neve. Lo stesso Tiergarten park non mi è per niente piaciuto ed il motivo probabimente è legato al periodo, perché tanti ne parlano benissimo.
Se invece non avete scelta e vi ritrovate a Berlino d’inverno, potreste utilizzare le ore diurne per andare in giro e rintanarvi nei musei dopo il tramonto, soprattutto considerando il fatto che chiudono davvero tardi.
Questo è il quadro personale di quella che mi è parsa la capitale tedesca. Sono tante impressioni soggettive, delle quali solo una mi è sembrata davvero oggettiva, cioè che a Berlino bisogna ritornarci spesso!
Bellissima recensione! Noi non ci siamo mai stati, ma sembra una città da mettere in wishlist!
Anche per me è stata quasi un’improvvisata…ma ne è valsa la pena 🙂