Ride for Children day7: Pavia – Lago di Viverone
Una delle tappe più brevi di Ride for Children è questa che dalla città di Pavia mi ha condotto in un luogo che fino ad un anno prima non sapevo nemmeno esistesse, ma poi in fase di pianificazione ho scoperto essere quello adatto per avvicinarsi alla Valle d’Aosta, senza percorrere troppi km, senza troppe salite e soprattutto dove poter trovare qualche campeggio per passare la notte.
Mi sveglio abbastanza presto e il primo pensiero una volta aperti gli occhi è quello del verificare che nulla sia bagnato all’interno della tenda dopo l’abbondante pioggia della sera prima.
Per precauzione prima di addormentarmi avevo posto tutto il materiale elettrico e gli indumenti all’interno dei sacchetti impermeabili e poi all’interno delle borse posteriori. In tal modo solo se fosse esondato il fiume si sarebbe bagnato qualcosa e non ne sono nemmeno così convinto.
Dopo qualche difficoltà negli anni precedenti, soprattutto nell’ultimo giorno del mio Cammino di Santiago, quando la pioggia ha rischiato di rovinare irreparabilmente la credenziale, sono diventato molto attento all’aspetto impermeabile e ormai utilizzo solo borse che siano di quel tipo. Tutto ciò ancor di più se si viaggia in tenda e avere tutto asciutto è di vitale importanza.
Ma fortunatamente la tenda ha retto bene, nemmeno un goccio ha oltrepassato lo strato di copertura e felice di ciò mangio frutta secca e qualche biscotto a colazione, con una tazza di caffè per svegliarmi del tutto.
Terminati i preparativi per la partenza, relativamente ai quali ho raggiunto un ottimo grado di velocità rispetto ai primi giorni, mi metto in sella e lascio il camping Ticino per lanciarmi nella settima tappa di questo cicloviaggio. Quella del giro di boa verso il Lussemburgo.
La traccia che ho salvato sul dispositivo GPS mi porta all’interno del parco naturale del Ticino, su strade principalmente sterrate soprattutto nei primi km. Ad un certo punto il sentiero sembra non portare da nessuna parte e sono costretto a riguardare la mappa per trovare un’alternativa. Proprio lungo quella strada alternativa incontro una coppia di mezza età con un grosso cane, con i quali mi fermo a parlare qualche minuto e finiamo anche per scattarci un selfie ricordo.
Dopo due giorni di strade statali è bello percorrere queste strade di campagna, soprattutto ora che l’aria è più fresca e respirabile. Il parco naturale del Ticino della parte lombarda è un vero gioiello ed è anche molto importante storicamente perché è il primo parco naturale regionale e il primo parco fluviale d’Europa.
Da Milano giunge fino a Pavia e questa zona che sto percorrendo a ridosso del pavese è quella più ricca d’acqua. Lo si nota dalla quantità di canali lungo i quali spesso mi ritrovo e dalle piante.
Passo dall’altra parte del fiume tramite il ponte delle barche, un ponte di legno molto caratteristico e anche di rinomanza storica, che poggia su una serie di piccole imbarcazioni disposte una accanto all’altra e quindi si alza o si abbassa in base alla portata del fiume. Nell’attraversarlo si sente il dondolio del ponte al passaggio.
Continuo a pedalare lungo strette stradine, con accanto canali e infinite campagne irrigate. Le poche abitazioni sono cascine e solo Borgo San Siro vale una sosta. Molto caratteristico con la sua piazzetta e la chiesa. Non so se è l’orario o il periodo, ma ho l’impressione di essere da solo nel passaggio in questi luoghi. Come se i loro abitanti fossero scappati e avessero lasciato tutto lì, in ottimo stato.
Dopo un po’ attraverso Gambolò e Mortara, altre due piccole città molto caratteristiche. Si somigliano un po’ tutte nello stile degli edifici, ma tutte belle allo stesso modo. E’ una zona dove ci sono anche diversi memoriali di guerre e battaglie, come nella stessa Gambolò e a Garbana. Lì vicino c’è Vigevano, ma non voglio perdere troppo tempo in deviazioni, perché mi sento un po’ stanco e voglio approfittare della tappa breve per riposare.
Il proseguo è sempre similare, ma è quel tipo di percorso che di più amo in un viaggio in bici perché alterna strade tranquille e piccoli borghi. C’è un bel sole ma la temperatura è vivibile.
A Palestro ci sono monumenti che ricordano la famosa battaglia che coinvolse la città nella seconda guerra d’Indipendenza e faccio una sosta per osservarli meglio e leggere le targhe esplicative. In particolare c’è un grande ossario costruito alla fine dell’ottocento per raccogliere i resti di chi combatté quella battaglia.
Dopo Palestro percorro una lunga strada provinciale con campi verdi a destra e sinistra che conduce direttamente a Vercelli, dove farò sosta pranzo. Sono solo 11km ma ho fame e sembra non terminare mai. Lungo questa strada c’è anche il confine tra Lombardia e Piemonte e quindi tra le province di Vercelli e Pavia, confine quest’ultimo che non so perché si ripete diverse volte lungo la stessa strada, o meglio si ripetono i cartelli che ne danno indicazione.
E’ mezzogiorno quando attraverso il ponte sul fiume Sesia, che fa da ingresso alla città di Vercelli. Non so se sia normale, forse sono tutti in vacanza o al mare o su qualche lago, ma la città è proprio deserta. Anche in quella che sembra sia la piazza principale, a colpo d’occhio non penso ci siano più di dieci persone me compreso. Cerco velocemente un luogo dove mangiare qualcosa velocemente e scelgo la piadineria della stessa piazza, la quale ha anche buone recensioni.
Lì vicino, sotto ai portici, c’è qualche adolescente in fila ad aspettare il suo turno per la piadina. Mi siedo fuori al tavolino e mi continuo a guardare intorno in quel deserto mentre mangio la piadina accompagnata da una birra fredda.
Anche Vercelli, considerando le strade del centro attraversate in bici e quella stessa piazza, da l’idea di una bella città molto curata e ben tenuta.
Lascio la città uscendo dal suo versante occidentale. Mancano poco più di 30km per il lago di Viverone, termine della tappa di oggi e la prima metà di essi sembra infinita perché pedalo lungo la SP 11 nel primo pomeriggio e non c’è nulla a parte campagne a perdita d’occhio e al mio fianco destro il naviglio d’Ivrea.
Dopo 15km raggiungo il primo paese, San Germano Vercellese, ma lo scenario non è così diverso dalla provinciale e non potevo aspettarmi diversamente a quell’ora del pomeriggio. Subito dopo c’è Santhia, molto più grande del precedente, ma non faccio caso al gps e anziché attraversarla nel suo centro, limito nella parte nord.
Poco dopo Santhia la traccia mi fa svoltare a sinistra portandomi in una zona che non mi dispiace attraversare. E’ una stradina di campagna dove ci sono diverse fattorie e casette. Si sentono, ma anche vedono, animali d’allevamento e spesso si è coperti dall’ombra di qualche albero. Con questa piccola e a dir la verità inutile deviazione, mi ritrovo ugualmente a Cavaglia e da lì a Viverone sono pochi km.
Molto bella la discesa panoramica che mi porta sul lago, ma è anche vero che scendendo penso all’indomani quando dovrò risalirla e probabilmente comporterà un primo tratto spingendo a piedi, vista la bella percentuale di pendenza.
Il lago è davvero stupendo, circondato da una folta schiera di alberi che creano una vera e propria macchia verde tutto intorno. L’acqua non è limpida ma è balneabile e comincio a farci un pensierino.
Sono appena le 14.30 ed è la prima volta che arrivo così presto al luogo dove termina la tappa, complice i pochi km, appena 110 e il tracciato del tutto pianeggiante, a parte qualche km terminale.
Però è importante che sia così, perché ho bisogno di riposare, prendermi un po’ di tempo per sistemare il tutto e godermi questo posto in cui non sono mai stato. Comincio tutto ciò con una birra ai tavoli di un bar sotto l’ombra degli alberi e poi di un gelato, perché al gelato in Piemonte non si può rinunciare.
Nel frattempo provo a capire in quale camping dormire. Ce n’è uno a poco più di 100 metri da me che ha anche buone recensioni, prezzo onesto e anche una piscina. Non ci penso troppo e vado a vedere da vicino.
In effetti non è male. La struttura sembra molto datata, ma non per incuria, intendo per stile e mobili nella grande sala che fa da bar e accettazione. La signora mi accoglie molto gentilmente e chiama un tizio che ha l’aria del “tutto fare” per farmi dire dove montare la tenda e dove sono i servizi.
Con molta fretta, ha palesemente da fare, mi indica uno spazio su un prato che costeggia il muro di cinta sul lago, mi mostra la zona dove sono i bagni e si scusa perché la piscina non è utilizzabile a causa di lavori di manutenzione. Ma mi incoraggia a fare un bagno in lago, cosa che lui dice di fare più volte al giorno.
Lo lascio andare e monto la tenda sul prato. La zona per la tenda è molto fresca perché completamente all’ombra e non c’è molta gente intorno. A poche piazzole di distanza un camper svizzero dove un uomo sulla 60ina si impegna a suonare un grosso corno alpino, di quelli che vanno poggiati a terra talmente sono grossi. Non ne avevo mai visto uno dal vivo e guardo con interesse. La moglie se ne accorge e mi saluta, chiedendomi dove fossi diretto in bici. Le spiego tutto e alla fine molto felice della raccolta fondi, mi porge 20€ per contribuire alla causa. Ricapitolando, una famiglia di svizzeri che per diceria comune appartiene ad un popolo introverso e freddo, si avvicina e innesca una conversazione con una persona che viene dalla provincia di Napoli, città famosa per essere estroversa e attaccare discorso con tutti…ma a quanto pare ci sono le eccezioni!
Intanto quella frescura ha un bel difetto, che a breve col rinfrescarsi dell’aria sarà di tutta la zona sul lago, ovvero le zanzare. Ce ne sono tante e sono anche molto agguerrite visto che nemmeno con lo spray repellente riesco ad evitare punture. Dopo un po’ mi faccio dare anche uno zampirone dalla signora del camping e un po’ la situazione migliora ma non di tanto.
Intanto la tenda è montata, ho lavato gli indumenti, dato una sistemata ai bagagli, metto un costume e vado a fare questa immersione nel lago, cosa che faccio per la prima volta nella mia vita. Mi era capitato solo di immergere le gambe o fare il bagno in un ruscello, ma bagni di totale immersione in un lago mi mancavano e fa un po’ strano, ma l’acqua è fresca e soprattutto in acqua nessuna zanzara può punzecchiarmi.
Dopo il bagno rinfrescante e soprattutto rilassante, doccia e poi spesa al supermarket che avevo già adocchiato prima, così mi cucino qualcosa e mangio in tenda. Un ottimo cibo da preparare velocemente e dal sapore accettabile, sono i risotti tipo quelli della knorr. Basta solo un po’ d’acqua in un pentolino e si preparano in pochi minuti. Ce ne sono di tanti gusti e si trovano facilmente ovunque. Altra cosa di cui faccio scorta sono le caramelle gommose, che qualcuno dice siano buone anche ad apportare zuccheri velocemente, ma a me non interessa tanto quello ma l’effetto benefico che hanno sul mio cervello, un po’ come accade per la birra, mi fanno stare allegro e sereno!
Preparo da mangiare in tenda chiudendo la zanzariera d’ingresso, perché altrimenti sarebbe stata una lotta impari con le zanzare. Alla fine della cena sono passate le ore 20 e c’è ancora tanta luce come se fosse pieno giorno. Approfitto per un video selfie chiesto da un’amica giornalista che mi ha proposto questa simpatica cosa da pubblicare online, ma nel video si nota tantissimo la mia aria nervosa perché anche mentre registro, sono circondato da zanzare affamate.
Con un’altra spruzzata abbondante di spray il problema sembra sia risolto e trascorro il tramonto con qualche ripresa aerea, un altro gelato e una passeggiata sul lungo lago dove c’è un bel po’ di gente accomodata a ristoranti e bar.
Vado a dormire riposato e felice della scelta di questo posto davvero suggestivo e immerso nella natura.
Dati tecnici di tappa
- Distanza: 109,22km
- Dislivello: 323m
- Tempo di pedalata: 5h 21′
- Velocità media: 20,4 km/h