Entrando da Porta San Gennaro – #napolinside!
Napoli, piazza Cavour, uno dei centri nevralgici della città. Hub delle due linee metro, luogo del Museo Archeologico Nazionale, tra Capodimonte e le vie dello shopping, ma anche a ridosso dei quartieri popolari…una direzione qualsiasi e ci si ritrova a Forcella, ai quartieri Spagnoli, alla Sanità o a Materdei.
Fattori che la rendono sempre molto frequentata, dai turisti al popolo, dai pendolari agli studenti. Un via-vai che solo in serata inizia a placarsi.
Proprio lì, dove la piazza confina con via Foria, sul marciapiedi opposto alla metro della linea 2, c’è Porta San Gennaro. Quella che insieme a Porta Capuana, Porta Nolana e Port’Alba, è una delle porte di Napoli ancora esistenti ed è in assoluto la più antica, ma paradossalmente è anche quella meno nota e meno utilizzata per accedere a quella zona che molti secoli fa era interna alle mura.
Sono stato fermo lì davanti all’ingresso della metro per più di 10 minuti e nonostante il traffico pedonale, nessuno che potesse sembrare un turista è passato sotto quella porta, ne l’ha notata, un pezzo di storia della città totalmente ignorato.
Allora ho deciso di entrarci io e portarvi con me, iniziando qui il mio primo itinerario #napolinside, un percorso che in diverse tappe ricoprirà un’area pressoché quadrata di circa 700 metri di lato, di cui il perimetro è composto da piazza Cavour a nord e Spaccanapoli a sud, via S. Maria di Costantinopoli/via San Sebastiano ad ovest e via Duomo ad est.
Questa porzione del centro storico napoletano è nota in particolare per la presenza dei tre Decumani, cioè tre strade parallele risalenti all’epoca greca, contraddistinte dai nomi “superiore”, “maggiore” e “inferiore”.
Si tratta di un vero e proprio exploit della storia della città…passeggiare lungo i Decumani significa percorrere un viaggio nella storia partenopea, dalla Neapolis greca alla Napoli contemporanea, dalle mura di piazza Bellini al chiostro di San Gregorio Armeno, dall’ingresso di Napoli Sotterranea all’antico Ospedale degli Incurabili, per non parlare della Cappella di San Severo e la chiesa di San Domenico Maggiore. Un’immensità di luoghi da vedere e di cui parlarvi, che un solo articolo non basterebbe, quindi sarà necessario un vero e proprio tour da dividere in più momenti, nei quali accompagnarvi quasi per mano.
E dato che tra i Decumani si attraversa la storia, non potevo che scegliere proprio Porta San Gennaro per iniziare la mia #napolinside, perché è proprio lei una delle protagoniste delle vicissitudini storiche della città, subendone i cambiamenti, gli ampliamenti e vivendone anche le tragedie.
Porta San Gennaro non è sempre stata lì dove la troviamo ora, ma era posta in posizione più interna, dove sorsero le prime mura greche e il suo nome deriva dal fatto che si trovasse lungo la strada che conduceva alle catacombe del Santo. Successivamente, con l’ampliamento della città e quindi delle nuove mura, fu spostata nella zona di Caponapoli, poco lontano dell’attuale posizione, luogo definitivo in cui fu posta nell’età del Vicereame Spagnolo. Qui non ebbe più le sue torri laterali e col passar del tempo si ritrovò inserita nelle costruzioni edili così come la vediamo oggi.
Ebbe un ruolo di grande importanza religiosa nel periodo della peste, in quanto proprio attraverso Porta San Gennaro passavano i corpi dei morti che venivano condotti al cimitero della Sanità. Concluso quel triste capitolo, il Vicerè assegnò all’artista Mattia Preti la realizzazione dell’affresco ancora visibile nella parte superiore della porta, con la Vergine e le figure dei santi Gennaro, Rosalia e Francesco Saverio. Un lavoro a titolo gratuito che potesse salvare Mattia Preti dalle sue malefatte, secondo la legge “excellens in arte non debet mori”.
Successivamente fu posto San Gennaro con lo sguardo in direzione proprio del cimitero degli appestati e infine il busto di San Gaetano.
Un ulteriore passo di stampo storico-religioso è la realizzazione del quadro della Vergine, posto ai piedi di Porta San Gennaro alla fine dell’800, quando si scampò il pericolo del colera. Fermatevi qualche minuto lì, proprio sotto l’arco e noterete come tutti i passanti del luogo salutano col segno della croce quell’immagine sacra, quasi come se il ricordo di quella fatale malattia fosse stato tramandato fino ai nostri giorni.
Intanto passiamo sotto la porta e ci immergiamo nella storia partenopea. Proprio lì di fronte ai nostri occhi c’è la piccola chiesa di San Francesco dei Cocchieri, pregevole espressione del seicento napoletano, mentre imboccando la strada frontale si giunge dopo pochi metri alla chiesa del Gesù delle Monache.
Direi un chiaro segnale di quello che ci aspetta nei prossimi itinerari. Sì, perché non sono poche le fonti che parlano di Napoli come città con più chiese al mondo…un numero che si aggira intorno ai 500 edifici sacri, di cui oltre 400 nel centro storico e in particolar modo a ridosso dei Decumani.
Prima di continuare e salire lungo via Maria Longo e quindi verso il prossimo itinerario, non esitate a mangiare un’ottima pizza napoletana, proprio sotto Porta San Gennaro, alla storica Pizzeria Capasso.
L’attributo “storica” non è casuale, perchè lì si va molto indietro nel tempo, tanto è vero che anche Pizzeria Capasso fa parte della recente Associazione de “Le Centenarie”, ovvero le pizzerie partenopee attive da oltre 100 anni.
Nell’attesa della pizza, il titolare ci ha mostrato foto storiche in bianco e nero, con volti che attraversano diverse generazioni fino a quelle attuali, portando avanti la tradizione di famiglia iniziata già nell’800 grazie a donna Adele Lieto, pizzaiola nel quartiere del Vasto, che fondò nel 1900 l’attuale pizzeria di Porta San Gennaro. Nell’apertura fu coadiuvata dal marito Giovanni Capasso, che dal lavoro in fabbrica passò all’arte della pizza napoletana. Nella pizzeria attuale, fino a poco tempo fa, c’era l’anziana figura di Vincenzo Capasso, che ha vissuto gran parte della storia di quel luogo, un tramite tra le vecchie e le nuove generazioni, che ha visto passare nella stessa pizzeria personaggi come Totò, Marcello Mastroianni e i fratelli Taranto.
La storia della Pizzeria Capasso vive in simbiosi con Porta San Gennaro. La stessa lastra di marmo esterna al locale è antichissima ed oggetto di tutela da parte della soprindentenza di Napoli. La stessa soprindentenza che proprio grazie alle sollecitazioni e alle donazioni dei commercianti del posto e quindi della stessa pizzeria Capasso, fece restaurare qualche anno fa l’affresco.
Un esempio di come nel centro storico partenopeo, spesso le arti, quelle culinarie e figurative, vanno a braccetto, l’una si serve dell’altra raccontandoci la storia della città…questa sarà una delle costanti dei prossimi itinerari di #napolinside
Come raggiungere Porta San Gennaro:
metro linea 1 fermata Museo
metro linea 2 fermata Piazza Cavour